I resti di Misenum scoperti grazie a Google?

Chiunque si interessi di archeologia subacquea conosce bene la regione archeologica dei Campi Flegrei, che si estende per alcuni chilometri a Ovest della città di Napoli e che comprende siti di enorme importanza come Cuma, Puteoli, Baia, Miseno. Proprio l'area misenate, compresa nel territorio dell'odierno comune di Bacoli e sede in età romana del più importante bacino portuale militare dell'area tirrenica avrebbe da poco svelato un altro dei suoi affascinanti segreti.

E' recentissima infatti la notizia, comparsa sul Mattino di Napoli, di un'eccezionale scoperta realizzata grazie all'analisi delle ormai ben note immagini satellitari di Google Earth: un ingegnere in pensione avrebbe infatti notato dalle foto disponibili in rete un sorprendente reticolato sommerso e sarebbe giunto alla conclusione di aver trovato i resti dell'antica Misenum.

Questa, la notizia:

Una preesistenza sinora sconosciuta, non catalogata, ma che gli studi della Soprintendenza archeologica rendono realistica. Potrebbe insomma trattarsi della antica Misenum, sede della flotta romana imperiale d’Occidente. L’autore della scoperta è Pio Anzalone, 62enne ingegnere elettronico in pensione che, dopo aver viaggiato per anni per la «3M», il colosso multinazionale dei rivestimenti industriali, si dedica sempre più spesso alle sue passioni: la nautica da diporto, la tecnologia e la cultura. «Circa un anno fa - spiega - di ritorno da un'escursione in barca, avevo riscontrato con il sonar un relitto nel canale di Procida. Tornato a casa, provai a individuarlo con Google Earth. E zoomando nella zona, mi accorsi di questo strano reticolato sottomarino, con i tipici decumani, le strade, le mura squadrate. Di lì, ho cominciato ad approfondire la questione e sono giunto alla conclusione che, se non è una beffa del satellite…». In effetti, la comparazione tra l'area di Miseno e quella, ad esempio, di Pompei lascia pochi dubbi sulla omogeneità delle tracce. L'istantanea indica tra Capo Miseno e Monte di Procida, ad una profondità variabile tra 10 e 40 metri, almeno due chilometri di resti murari. D’altra parte gli archeologi ritengono che da Pozzuoli a Lago Patria, per 500 metri dalla attuale linea di costa, vi sia stato lo sprofondamento del suolo. Ma come potrebbe aver fatto Google Earth a fotografare la città sommersa? La risposta è persino banale: «Google Earth non fotografa affatto - spiega Anzalone -. Del resto, si riescono a vedere i fondali del Mediterraneo. In realtà, si tratta di raggi infrarossi che, laddove il fondale è sabbioso, potrebbero aver penetrato ben oltre, restituendo le tracce delle mura romane. In quell’area, peraltro, a dieci metri dalla costa, sono state rinvenute tracce di mura, documentate in una tesi di laurea. E i pescatori della zona hanno spesso rinvenuto anfore e reperti risalenti ad epoca romana». Insomma, ce n’è abbastanza per suggerire un approfondimento. Oltre il satellite. (Fonte: Il Mattino)

Questa, la foto

Dal canto mio, registro la notizia, ma ci credo poco. Il mio scetticismo nasce da una serie di considerazioni, che mi sono balenate in mente a una prima lettura dell'articolo e dopo aver visto la foto.

Innanzitutto nell'articolo si parla di resti sommersi a una profondità compresa tra i 10 e i 40 metri. Fermo restando che solo studi geomorfologici possono valutare la possibilità di un inabissamento di tale portata, mi sembra comunque poco verosimile in considerazione del fatto che il bradisismo flegreo ci ha abituati a quote diverse (i resti di Baia, per dirne una, iniziano a poco meno di 6 metri di profondità).

Oltetutto resto a bocca aperta di fronte alla tesi secondo la quale i satelliti di Google Earth avrebbero addirittura penetrato il fondale sabbioso fino a scovare le mura sepolte (se davvero bastasse una foto IR satellitare per fare una prospezione al di sotto di un fondale, peraltro a discreta profondità, potremmo smetterla di spendere migliaia di euro nei tradizionali metodi di indagine, SideScanSonar, MultiBeamEchoSounding, sub bottom profiler etc etc).

Proviamo comunque a credere alla scoperta e convinciamoci che quella fotografata dall'occhio del satellite sia proprio una città: resta comunque stupefacente il fatto che ad esempio si vedono solo strade con andamento Est- Ovest (anche troppe per una cittadina estesa in una fascia di 2 km) e non ne compare nessuna perpendicolare; difficile obiettare che dipenda dall'angolazione della foto perchè Google Earth dovrebbe procedere formando una specie di fotomosaico a partire da inquadrature zenitali.

E ancora: perchè i resti compaiono in chiaro se una qualsiasi foto aerea dei resti di Portus Julius, a due passi da lì, li mostra sempre più scuri del fondale?

Potrei continuare ma mi fermo, in attesa di eventuali commenti.

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