Verso una Soprintendenza del Mare Nazionale

L'idea di una Soprintendenza del Mare e delle acque interne per tutto il territorio nazionale, sul modello della positiva esperienza siciliana e in accordo con le ultime direttive internazionali, è stata lanciata diversi mesi fa dal deputato Fabio Granata (nella foto), oggi appartenente al gruppo di FLI, e c'è da sperare che la proposta (la n. 2302) non si areni e non si perda nella bagarre politica del momento, ma continui il suo percorso fino a diventare legge. Nel testo, disponibile sul sito della Camera dei Deputati , si auspica la creazione di una Soprintendenza centrale, a Roma, da cui dipenderebbero due centri tecnici operativi, a Venezia con competenza sulle acque del mare Adriatico e dei laghi e fiumi nelle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo e Puglia, nonché sulle lagune di Venezia, comprese la città e le isole di Venezia e Chioggia, di Grado, Marano e Caorle; a Orbetello con competenza sulle acque del mar Tirreno e dei laghi e fiumi nelle regioni Liguria, Toscana, Lazio, Umbria, Campania, Basilicata, Calabria e Sardegna.

Le competenze specifiche della nuova struttura sarebbero:  
a) programmazione, organizzazione e attuazione di ricerche archeologiche subacquee, per l'individuazione, l'esplorazione, la conservazione e l'eventuale trasporto a terra o musealizzazione in loco dei beni storico-culturali sommersi, situati nell'ambito territoriale di competenza;
b) programmazione, organizzazione e attuazione di studi e di ricerche relativi alle attività economiche e di difesa delle zone costiere e dei contesti paesaggistici dalle alterazioni determinate da tali attività;
c) organizzazione e adozione di misure per la fruizione dei beni storico-culturali sommersi giacenti sui fondali marini del mare territoriale;
d) studio, pubblicazione scientifica, elaborazione e pubblicazione di materiale didattico, nonché divulgazione scolastica, turistica e culturale del medesimo materiale;
e) organizzazione di archivi video fotografici, disegni e carte tematici;
f) allestimento museale e mostre di reperti e di contesti storico-archeologico sommersi nonché di attività di valorizzazione dei beni storico-archeologici e monumentali la cui esistenza è legata alla cultura del mare e delle testimonianze della storia economica e culturale delle zone costiere;
g) redazione annuale di indicazioni topografiche riservate e accurate riguardanti la presenza di beni storico-culturali sommersi da trasmettere riservatamente ai comandi delle Forze di polizia e del Corpo delle capitanerie di porto, relativamente alle circoscrizioni di competenza, al fine della predisposizione dei servizi di controllo attivo nelle località indicate, anche con riferimento agli strumenti di pianificazione paesaggistica e al sistema di vincoli;
h) istituzione e gestione di una biblioteca specializzata, anche con finalità di promozione e di divulgazione culturali, nonché d'informazione sull'attività di competenza;
i) progettazione e organizzazione di ricerche archeologiche subacquee in Paesi terzi nell'ambito della cooperazione internazionale prevista dai relativi trattati;
l) coordinamento e indirizzo, in collaborazione con i comuni, le province, le regioni, le autorità portuali, le capitanerie di porto e i responsabili delle aree protette, nelle funzioni relative alla pubblica fruizione delle coste, con particolare riferimento alla regolamentazione degli accessi pubblici, carrabili e pedonali, al mare e alle acque interne, nonché alla gestione di aree protette a qualsiasi titolo e di parchi marini;
m) ricerca, tutela, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico-archeologico-monumentale e paesaggistico inerente al mare e alle acque interne rinvenuto in scavi a terra, anche in aree non sommerse o di scarsa umidità;
n) realizzazione di progetti di cooperazione transfrontaliera, anche in ambito internazionale, relativi allo studio sulla comune cultura del mare e, in particolare, sulle rotte storiche lungo le quali si sono realizzati scambi economici, trasmigrazioni e confronti culturali determinanti per la storia del mondo occidentale.

La nuova Soprintendenza dovrebbe avere competenza per una profondità almeno analoga a quella stabilità dal codice dei beni culturali e del paesaggio. Al riguardo, il testo ricorda anche che l'articolo 94 del medesimo codice prevede che gli oggetti archeologici e storici rinvenuti nei fondali della zona di mare estesa dodici miglia marine a partire dal limite esterno del mare territoriale sono tutelati ai sensi delle «regole relative agli interventi sul patrimonio culturale subacqueo», allegate alla Convenzione UNESCO: l'articolo 3 di quest'ultima, a sua volta, stabilisce che quando la zona indicata dall'articolo 94 del codice si sovrappone con un'analoga zona di un altro Stato e non è ancora intervenuto un accordo di delimitazione, le competenze esercitate dall'Italia non si estendono oltre la linea mediana di cui all'articolo 1, comma 3, della legge n. 61 del 2006

Fondamentale il riconoscimento delle professionalità, nell'art. 4:

Le attività di ricerca, salvaguardia, scavo e tutela dei beni storico-culturali sommersi oggetto della presente legge sono svolte sotto la supervisione di archeologi.

Notizie importanti anche per i volontari: nella proposta si avanza infatti anche la possibilità di costituire un albo, nell'art. 7:
 Al fine di rendere sistematico l'apporto dei soggetti del volontariato alle attività di ricerca, vigilanza e tutela dei beni storico-culturali sommersi, presso la Soprintendenza per il mare e le acque interne è istituito un apposito albo dei volontari subacquei, singoli o riuniti in organizzazioni. Per l'iscrizione all'albo è necessario il possesso del certificato di idoneità psico-fisica rilasciato ai sensi della legislazione vigente in materia, del brevetto subacqueo e di un curriculum attestante lo svolgimento dell'attività di cui al presente articolo.

Dopo l'iniziativa di presentazione parlamentare, il 18 marzo 2009, la proposta è stata esaminata con esito positivo l'8 luglio 2010, e ridiscussa il 15 dicembre, quando si è provveduto alla nomina di un Comitato Ristretto. Dal sito della Camera,  si evidenziano quattro riunioni del Comitato nelle scorse settimane, il 12, 20 e 27 gennaio, e il 2 febbraio, quando è stata presentata una più aggiornata versione del testo  , parzialmente modificata in modo da comprendere la nuova Soprintendenza all'interno del Ministero, e non, come inizialmente previsto, quale struttura autonoma. 

C'è da sperare che la discussione possa presto lasciare spazio alla fase realizzativa, e che la proposta si trasformi in legge, dando peso all'interesse dimostrato dall'Italia verso il proprio patrimonio sommerso nella pur tardiva ratifica della Convenzione UNESCO, e garantendo all'archeologia subacquea nazionale l'inizio di una nuova fase. 

Commenti

  1. Come sottoscrittore della Carta di Siracusa nel 2001 e da sempre impegnato nell'archeologia subacquea, ritengo sia già tardi per seguire questa strada, se ne sente il bisogno da decenni! La Sicilia ha fatto da apripista con Sebastiano Tusa e con risultati sorprendenti, speriamo che serva da esempio e che questa proposta di legge faccia in tempo a vedere la luce. Ma al riguardo sono molto scettico stante l'attuale situazione politica, e comunque mi aspetto di leggere i commenti nel prossimo numero della rivista "L'archeologo subacqueo". Attualmente i nuclei presenti nelle varie soprintendenze operano autonomamente dal punto di vista operativo, metodologico e burocratico, con modalità che spesso rendono perplessi e con interpretazioni legali a volte cervellotiche; infine, per l'utilizzo dei volontari si spera di non seguire l'esempio francese con la richiesta di iscrizione agli elenchi dei professionisti dell'immersione, mentre ciò dovrebbe essere assolutamente richiesto agli archeologi statali e universitari, cosiddetti subacquei ma attualmente sprovvisti di patentino professionale ed in solo possesso di brevetti sportivi. Per conoscenza diretta e puntuale della situazione, in Italia sono rari i funzionari che si possano definire archeologi subacquei, la stragrande maggioranza non è in grado di cavarsela professionalmente sott'acqua.

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  2. Qualcuno potrebbe esclamare “Bene era ora”!!!!. Aimè non sono dello stesso avviso chiariamo subito. L’archeologia subacquea in Italia è stata per anni usata, o meglio “usata male”, per far tornare i conti del MIBAC il quale da parte sua non mostra di avere le idee chiare neanche nell’organizzazione del suo Ministero, come lo dimostra la pioggia di DD.MM. che cercano di dare un assetto funzionale alla parte organizzativa della nostra cultura. In questo l’archeologia subacquea con tutte le problematiche che si porta dietro da anni, ora tira fuori dal capello a cilindro la “Grande Novità” della “Soprintendenza unica del mare”. Dal mio punto di vista non è una novità ma un revival, già accarezzato sin dalla fine degli anni settanta e inizio degli anni ottanta. Dal momento che siamo in ambito di discussione nella commissione parlamentare e considerando, che in ogni caso, dovrebbero rimettere mano all’organizzazione del MIBAC (Altro D.M. riorganizzativo), dico, non sarebbe opportuno dare un assetto più regionalizzato a questa parte della tutela, ricerca, valorizzazione del nostro caro patrimonio a testimonianza del passato storico del mare nostrum?
    In pratica iniziamo quel processo di “federalismo culturale” che alcune regioni anno già impostato da tempo, come la Sardegna, che come enunciato dalla legge costituzionale regionale del ‘48 potrebbe organizzare, gestire, valorizzare il proprio patrimonio subacqueo e non solo. Sono cosciente del fatto che non è questa la congiuntura favorevole per una proposta del genere ma è il modo per evitare una proliferazione di “nuove soprintendenze” ognuna delle quali comporterebbe un ulteriore aggravio economico del bilancio dello stato. Se andiamo ad analizzare la normativa presentata, non vedo dove la professionalità possa avere un suo riconoscimento, se tutta la categoria degli archeologi da anni si batte per il riconoscimento della professione. A questo dobbiamo aggiungere le normative sulla sicurezza del lavoro dei sommozzatori alla quale bisognerebbe, inserire una moratoria per gli archeologi subacquei (mi risulta che già l’AIASUB si stia interessando di questo problema). Se poi a questo si aggiunge l’istituzione di uffici tecnici speciali (altro non novità, almeno per chi come me lavora in ambito MIBAC da tempo), potrebbe creare un conflitto di competenze tra questi e le varie soprintendenze territoriali dello stesso MIBAC. Per queste ragioni non credo che questa sia la strada giusta. Per la mia personale esperienza (ho iniziato la mia attività con Spargi nel ’77 è tutt’ora lavoro in seno al MIBAC), non mi pare sia una buona normativa, che rischia di essere l’ennesimo tentativo di dare un “apparente organizzazione” di quello che fu il sogno di Lamboglia e al quale tutti noi dovremo cercare di dare un maggiore onore e non attendere quelle occasioni in cui ricordarci di coloro i quali ci hanno preceduto. Lavoriamoci sopra e non facciamo come la gattina frettolosa.
    Approfitto di queste pagine per comunicare che il 29 marzo, se viene confermata la data, si presenteranno la fine dei restauri di un terza nave dello scavo del “Porto romano di Olbia” che si va ad aggiungere ai due già musealizzati presso il museo di archeologico di Olbia che forse trova finalmente la sua definitiva apertura al pubblico .

    Virgilio Gavini

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  3. Mi pare che uno dei problemi più realisitici dell'archeologia subacquea in Italia sia nel riconoscimento della validità dell'immersione scientifica e non lavorativa.In altre parole spesso si incappa nella "lobby" degli O.T.S. che impediscono, grazie al loro albo professionale, dove possono, grazie ai rapporti preferenziali con le Capitanerie di Porto, agli archeologi di scendere in acqua in base al loro brevetto, anche se ricreativo.
    In altre parole l'esperienza, anche se non sicuramente esaustiva, mi ha portato spesso a confrontarmi e a dover fare un passo indietro di fronte agli O.T.S. che impedivano i lavori, comprendendovi anche le ricongizioni, a tecnici del settore.Tutto ciò fermo restando la necessità che chi s'immerge deve essere fisicamente idoneo, in continuità con le immersioni nell'ambito del suo brevetto, e non pretendere di eseguire operazioni per le quali non è specificatamente addestrato! Forse un passo indietro da parte di tutti i soggetti interessati all'argomento, per i vari motivi immaginabili, potrebbe offrire uno spunto serio di ragionamento e di crescita

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