Esperti italiani al lavoro sui marmi del relitto di Antikythera

Saranno gli studiosi dell'ISCR, l'Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, ad analizzare il degrado di ventiquattro statue marmoree recuperate dal relitto di Antikythera, oggi al Museo Nazionale di Atene.

Il gruppo di ricerca, guidato da Barbara Davidde e Sandra Ricci, che già da tempo studiano i danni causati dagli agenti biodeteriogeni su antichi marmi e manufatti lapidei recuperati dal mare, sarà in Grecia dal 12 al 24 ottobre, e procederà a una campagna di documentazione fotografica, analisi e campionamenti. Un lavoro importante, che consentirà di ampliare le nostre conoscenze sui meccanismi che si instaurano nel momento in cui statue e preziosi marmi finiscono in acqua marina, e al tempo stesso di pianificare le strategie migliori per la stabilizzazione, la conservazione ed il restauro. 

Il relitto di Antikythera, spesso citato per la scoperta dello straordinario meccanismo, capolavoro della meccanica antica di precisione, fu oggetto di recuperi ai primi del Novecento: tra materiali ceramici, vetri e opere d'arte bronzee (come l'Efebo), si rinvennero anche preziose sculture marmoree; nonostante il forte degrado causato dalla lunghissima permanenza sui fondali del Mediterraneo, le forme superstiti permisero di riconoscere le copie di originali famosi come l'Afrodite Cnidia di Prassitele e l'Ercole Farnese.

Nel 2013, il Ministero Ellenico della Cultura ha ripreso i lavori sul sito, di fatto mai indagato scientificamente, regalando immagini fortemente suggestive dal luogo di un naufragio ancora per buona parte da studiare. 


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